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Madre Antonia Lalia Fondatrice delle suore Domenicane Missionarie di San Sisto
di Enrico Venturini
 
Suor Maria Antonia Lalia nasce a Misilmeri il 20 maggio 1839, settima di dodici figli, da donna Maria Antonia Bonanno e don Vincenzo Lalia, magistrato e presidente della Corte d’Assise di Palermo. Viene battezzata il giorno dopo, con il nome di Rachele.

Nel 1854 entra come convittrice nel collegio di Maria, diretto dalle suore domenicane e nel novembre del 1856 prende i voti con il nome della mamma morta due mesi prima: suor Maria Antonia del Sacro Cuore. All’età di 26 anni, nel 1865, viene eletta superiora del collegio, dopo essere stata maestra delle novizie, incarico che le sarà riconfermato per altri sette trienni. La sua figura incuteva rispetto ed amore: di altezza regolare, anche se distaccata da ogni vanità, non è mai sciatta, volgare, trascurata. La sua finezza di modi, la sua perfetta educazione, i suoi lineamenti fini, il suo incarnato quasi trasparente, d’alabastro, parlavano di una bellezza esteriore che non poteva non venire dalla purezza dell’anima.

Durante il suo superiorato, dimostra di avere grandi capacità di governo, eccezionale coraggio e spirito d’iniziativa, ma soprattutto un’illimitata fiducia nella Provvidenza: durante gli anni del Risorgimento, ha dovuto affrontare i garibaldini, che, avendo fatto una sosta a Misilmeri prima di partire alla conquista di Palermo, volevano occupare il Convento. Successivamente ha sempre difeso il collegio dai soprusi delle autorità. Per sua iniziativa, nascono le scuole comunali gestite dalle suore e ne fa diplomare 9, presso le scuole Normali di Palermo, dando così un grande impulso all’istruzione misilmerese, in un momento storico in cui l’analfabetismo era dilagante: ma questo non la distoglie mai dalla cura della spiritualità e dall’educazione delle anime, infatti ripeteva sempre alle consorelle: “Ricordatevi che siete prima suore e poi maestre”.

Riforma anche la vita interna della comunità, cercando di riportarla all’osservanza della regola di S. Domenico. A lei, tra le altre cose, si deve la nascita, a Misilmeri, della congregazione del Cuore Immacolato di Maria e la costruzione di una tomba per le suore, nel vecchio cimitero comunale. “La meschinella Lalia” come lei stessa si firmava, intraprende un corposo rapporto epistolare con i potenti del tempo, emulando l’ardimento della sua grande Madre, Santa Caterina da Siena, cosa che non deve mai sembrare un tentativo di mettersi in mostra, perché è sempre accompagnato dalla sottomissione ai suoi superiori per avere sempre la certezza di agire secondo Dio. Nel settembre del 1864 è ispirata a scrivere a Napoleone III, per esortarlo a difendere la Chiesa ed il papa, dalle minacce anticlericali, pena la perdita del proprio impero; le sue lettere restano senza risposta ed i fatti confermano le parole dell’“Umile serva del Signore”: ha già profetizzato la sconfitta di Sédan.Nel 1877 scrive allo czar di Russia, Alessandro II, pregandolo di darle il permesso di fondare un collegio di Maria a Pietroburgo per educare le bambine russe: vuole, in realtà, evangelizzare la Russia: è questo il grande sogno della sua vita, anticipando così di molti anni l’Ecumenismo. Altre lettere invierà ai papi del tempo ed ai vari Vescovi Diocesani. Sempre nel 1877, il 7 maggio, si sente trasportata in spirito al Senato, per benedire l’urna delle votazioni, affinché non venga votata una legge anticlericale.
Durante la sua permanenza nel collegio di Maria, in una delle sue visioni e profezie, “pazzie siciliane” come lei le definisce, pronunzia le parole: “San Sisto – San Sisto,” presagio e profezia della futura congregazione delle suore domenicane, da lei fondata il 17 gennaio 1893 a Roma.

Madre Antonia Lalia, quando ottiene una piccola parte di San Sisto dai padri domenicani irlandesi, lo trova in uno stato di tale squallore, da farla piangere: chiunque, a questo punto avrebbe deposto le armi, ma lei, proprio perché ha una sovraumana fiducia nella Provvidenza, priva di mezzi e contando sulle sue sole forze, costruisce sulle macerie, trasformando San Sisto da stalla a dignitoso convento e riscattandone la restante parte con i proventi della questua.

In pochi anni le suore domenicane di San Sisto crescono, “l’inutile, inutilissima serva di Dio” apre una casa ad Asti, tratta con il servo di Dio, Bartolo Longo, per unire “San Sisto” con il “Santuario di Pompei”. Nel 1898 fonda la sua seconda casa a Ceglie Messapico (BR), nell’ottobre del 1900, una a Sassari e nel 1901 si porta con alcune suore in Svizzera per assistere i figli degli emigrati italiani a Berna; nel giugno dello stesso anno apre un nuovo collegio a San Mauro Castelverde (PA) ed ancora, nel 1904, fonda l’istituto “Santa Rosa” a Palermo. Nel 1905 le vengono approvate le costituzioni della congregazione dal Vicariato di Roma. Raggiunti questi obiettivi,il 29 ottobre 1907, Madre Lalia celebra le nozze d’oro di professione religiosa, ma la sua congregazione attraversa nella Città Santa una crisi, che provoca prima un’inchiesta e poi una visita canonica disposta dal vicariato. Il 27 aprile 1910, con decreto del cardinale vicario Respighi, Madre Lalia viene esonerata dal governo della sua congregazione e le si intima di abbandonare San Sisto entro 15 giorni. La fondatrice, il giorno 10 maggio, parte per Ceglie Messapico, dove trascorrerà gli ultimi anni di vita, nel nascondimento e nella preghiera, come una semplice suora, anzi la più povera, la più trascurata di tutte, immolandosi per la Chiesa, per i Sacerdoti, per la Congregazione e in modo tutto speciale, “per l’Unità delle chiese separate da Roma”.

Nel 1911 fa la conoscenza del canonico Annibale Di Francia, oggi santo, che diventa il suo ultimo direttore spirituale ed il depositario delle sue memorie e delle sue aspirazioni missionarie ed ecumeniche; questi la vuole come sua prima Cofondatrice delle suore del Divino Zelo. Negli ultimi anni Madre Lalia è una vecchietta un po’ ricurva, che si appoggia ad un ombrello sdrucito, con la tonaca pulita ma piena di toppe, la cappa alla stessa maniera, le scarpe tra le meno eleganti: una creatura insignificante ma con un dolce sorriso di affabilità, con una garbata gentilezza di tratto che lascia intravedere qualcosa che è fuori dall’ordinario. Il 9 aprile 1914, giovedì santo, alle ore 23,00 Madre Lalia, spira, dopo 57 anni di professione religiosa. Le sue spoglie, subito venerate, vengono tumulate nel cimitero comunale di Ceglie Messapico, dove rimangono fino al 22 luglio 1939, data in cui sono solennemente trasferite a Roma e deposte nell’aula Capitolare di San Sisto Vecchio

Madre Lalia è una figura esageratamente carismatica, che, col suo comportamento e senza mai essere cattedratica, ha insegnato tanto da viva, ma ancora più da morta: da lei conosciamo l’umiltà, il coraggio di battersi energicamente per il bene degli altri, mortificando costantemente il proprio io. “Morte a me vita alla congregazione” come lei diceva, la forza sovraumana di continuare a ricominciare, nonostante gli insuccessi e la consapevolezza di non condividere con gli altri i progetti in cui lei credeva e per i quali viveva, ma nonostante ciò la smisurata, incondizionata fiducia in un positivo evolversi degli eventi “Quando io non sarò più le mie opere fioriranno”. La Chiesa non le ha ancora tributato gli onori degli altari, cosa tanto attesa dalla sua congregazione: il processo di canonizzazione è iniziato il 10 settembre 1985 a Oria ed il 24 aprile 1986 è passato alla Congregazione per le Cause dei Santi; ma è sicuramente doveroso riconoscerle grandi meriti almeno nella storia, dandole il posto che merita. Convinti di ciò, il Sindaco di Misilmeri Salvatore Badami e l’Amministrazione Comunale da lui presieduta hanno reso omaggio alla sua tomba il 26 settembre 2006, a San Sisto Vecchio ed hanno deliberato che il 20 maggio di ogni anno sarà commemorato il dì natale di Madre Antonia Lalia.

Per comunicare grazie ottenute per intercessionedella Serva di Dio, rivolgersi a:Curia Generalizia – Suore Domenicane di S. Sisto, via Druso 2 – 00184 Roma

Sito ufficiale: www.madrelalia.it

 

                      

Maria Antionia Lalia                                 

Roma. Il sindaco Badami con la Madre Generale                                                                                    

Enrico Venturini durante la manifestazione in memoria di Suor Lalia a Misilmeri